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Un'insolita guida alle case del peccato

Un'insolita guida alle case del peccato

Fonte La Repubblica Edizione del 10 Ottobre 2010

 Dai primi anni del secolo decimo-sesto l'amor libero ha avuto in Napoli una topografia stabile. La stanza del meretricio non è più mutata a Napoli da quei tempi antichi» (Salvatore Di Giacomo, 1968). E sulle tracce del peccato, ridisegnando la mappatura dei luoghi dove si svolgeva il mestiere più antico del mondo, si è messa l'associazione Insolitaguida che questa mattina, dalle 11, ripropone la passeggiata "Il peccato: quando le case erano chiuse" (quota di partecipazione 6 euro). La Duchesca.il borgo Sant'Antonio Abate, l'antica Rua Catalana, i Quartieri spagnoli e la zone di Chiaia dove c'erano le case chiuse più eleganti, sono alcune tappe del percorso. Fiore all'occhiello della passeggiata è " La Suprema", in via Sant'Anna di Palazzo, la più rinomata casa di tolleranza della città, che oggi occupa un' ala del Chiaia Ho tei De Charme, a cui si accede da via Chiaia. L'ingresso è inalterato così come alcuni elementi d'arredo ritrovati all'interno dell'edificio: le insegne con il tariffario, l'angolo della toilette con il bidet e una specchiera con il catino dell'epoca. Rimasto intatto anche il balconcino da cui si affacciavano le prostitute: gli uomini sceglievano le donne ammirandole dal basso e, attraverso una scala "segreta", ancora oggi praticabile, accedevano direttamente alla stanza della prescelta. La passeggiata si arricchisce di aneddoti, storie e testimonianze anche da parte dei visitatori che ripercorrono un'epoca in cui la prostituzione non veniva percepita come qualcosa di "sporco" o come mera mercificazione del corpo femminile. Unariccatestimonianzadellavitaall'interno delle case chiuse ci viene inoltre da una lettera di Luciano De Crescenzo che, per pagarsi gli studi universitari, lavorava presso una casa di tolleranza, la "Pensione Gianna" in via Sedile di Porto, e che verrà letta al termine della passeggiata. De Crescenzo scrive che, lavorando di giorno come addetto ai conti, si rammaricava di non riuscire mai a vedere «le signorine prostitute» e, si dilunga in racconti dettagliati circa la pratica della marchetta, il tariffario che partiva da 200 lire e che prevedeva lo sconto del 50 per cento per i militari.

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