Fonte Corriere del Mezzogiorno Edizione del 19 Maggio 2012
E' passato più di mezzo secolo da quando fu approvata la legge Merlin (correva l'anno 1958, a presiedere il Consiglio dei ministri c'era Adone Zoli, l'Italia si scalmanava a cantare "Nel blu dipinto di blu") e, anche se sulla sua validità ferve ancora il dibattito (insomma, l'abolizione delle case chiuse rappresentò una vittoria della civiltà o un trionfo dell'ipocrisia?), è comunque cosa certa che proprio perché appartengono al passato (e, si sa, il passato, anche se probabilmente non è stato migliore del presente, per il fatto stesso che non c'è più, che è trascorso, fuggito, svanito, ha agli occhi di molti un'infinita potenzialità di incanto) i famigerati «casini» continuano a intrigare l'immaginario collettivo. Lo intrigano perché documento di una società scomparsa (le "pensionanti" di allora non venivano dall'est europeo o dal terzo mondo, no, erano giovani popolane napoletane, che la miseria aveva spinto a fuggire
dai bassi in cui erano nate, pensiamo a Filumena Marturano, o arrivavano dalle campagne, dove per la «sedotta e abbandonata» spesso il bordello costituiva una scelta obbligata) e lo intrigano per tutto quell'agglomerato di accessori, scenografie, situazioni che a essi istintivamente colleghiamo: ossia giarrettiere, ve-staglie frangiate, arabescati tendaggi liberty, specchiere e arredi finto~barocchi, e
poi il polivalente tipo di rapporto che si instaurava con molti clienti di cui le prostitute divenivano amiche e confidenti: infatti al casino non si andava solo per far sesso, ci si andava anche per sfogare una bruciante pena di amore, per brindare a una promozione in ufficio, per placare l'ansia determinata da un esame all'università, per lamentare l'incomprensione della moglie o le mascalzonate dei figli, e c'è da dire che le pensionanti dal canto loro erano bravissime ad ascoltare, ad annuire, a rassicurare, a consolare, per cui spesso i clienti, in segno di gratitudine, la domenica mattina si presentavano con il pacco delle paste, accuratamente scelte a una a una da Caflisch. Come succede in quella dolcissima commedia di Patroni Griffi che si intitola «In memoria di una signora amica». E non basta ancora: per alcuni il casino era pure il luogo dove meglio lavorare sentendosi a proprio agio, rilassati nel corpo e nello spirito. Sicché ci stava il laureando che al casino scriveva la sua tesi, e l'avvocato che al casino preparava la sua arringa.
In conclusione un mondo definitivamente tramontato, oggi forse addirittura inconcepibile, che comunque in ogni sua sfaccettatura ci ammonisce su quanto elastici e indefinibili siano i confini tra bene e male. Ma - mi si potrebbe chiedere - come mai ne sto parlando proprio adesso? La risposta è che domani (ore 17) esso sarà «rievocato». Sarà rievocato per iniziativa dell'associazione "lnsolitaguida" nel corso di un vero e proprio tour sulle tracce degli ex luoghi del peccato. Un tour che, muovendo da Chiaja, si svolgerà attraverso i quartieri Spagnoli, tra via Nardones, la Speranzella, Montecalvario, Sant'Anna di Palazzo, e insomma in tutto quel dedalo di vicoli e stradine dove un tempo nei casini ci si imbatteva quasi a ogni passo (e val la pena di ricordare come i palazzi in cui essi erano ospitati esibissero il numero civico non a lato ma al di sopra del portone, in modo che il cliente, anche se si trattava di un provinciale inesperto di Napoli, potesse agevolmente individuarli, e pure come Un'altra caratteristica da cui erano contrassegnati fossero le «persiane chiuse», imposte da Giovanni Nicotera, in nome del «comune senso del pudore», fin dal remoto 1891, caratteristica a cui si riferisce il titolo del film che Comencini girò nel 1951 con un'indimenticabile Eleonora Rossi Drago).
Ma, è chiaro, in questa sede non è opportuno né lecito spiegare l'itinerario in maniera troppo dettagliata, in quanto occorre che per i partecipanti il tour in ogni suo momento costituisca una sorpresa e che essi si sentano coinvolti in una sorta di caccia al tesoro. Alla ricerca del tempo che fu. Possiamo solo anticipare che la prima tappa si svolgerà nel luogo in cui si trovava «Il Monferrante», un locale per soli uomini che fino all'avvento della legge Merlin era assai accorsato, anche in quanto attiguo a una casa d'appuntamenti la cui maitresse, precorrendo le attuali hot lines, usava fornir per telefono informazioni minuziose sulle prestazioni delle sue ragazze. E che il clou della passeggiata sarà costituito dalla visita a quella che nella prima metà del 900 era la più chic tra le case d'appuntamenti (tanto da venir chiamata "La Suprema"), i cui locali son oggi incorporati nel "Chiaja Hotel de charme". E ancora che durante il tour le vicende di molte «donne di piacere» saranno rievocate in toni ora maliziosi ora accorati e che il gran finale sarà rappresentato dalla lettura di una missiva scritta da un noto personaggio napoletano che, per pagarsi gli studi, lavorò proprio in un casino. Ma con questo basta. Chi ci tenga a conoscere il nome del personaggio, quale in quella sede fosse il suo compito, e tutti gli altri particolari, può prenotarsi telefonando al 338/9652288 o visitando il sito www.insolitaguida.it